E’ il 26 giugno del 2014, ero alla mia 41esima settimana di Elisabetta. Sono andata la mattina molto presto per il monitoraggio all’Ospedale Grassi di Ostia. Come tutte le altre volte, le contrazioni erano molto incostanti e deboli. La ginecologa della stanza monitoraggi chiama la ginecologa di turno e le spiega la situazione: poche contrazioni, 41esima settimana, testolina ancora alta, tanto liquido e bambina grossa.
La ginecologa mi propone di fare una induzione, ma io memore del primo parto tragico con induzione mi rifiuto e dico che non voglio costringere mia figlia a nascere prima del tempo. D’altronde pensavo che il momento dovesse arrivare con naturalezza ed sarebbe stato tutto inutile accellerare i tempi. Allora la ginecologa mi propone una specie di “accelleratore” delle contrazioni, ossia una rottura manuale delle membrane (“la manovra”). Io ci sono stata. Non potete capire che male allucinante!! Uscita dalla sala piangevo e tremavo ancora per il dolore e per la tensione. il pomeriggio iniziai a perdere sangue ed ad avere delle contrazioni. Sentivo che stava arrivando il momento. La sera con mio marito abbiamo cercato di accellerare un pò la dilatazione e le contazioni (…voi sapete come…emh..). La notte ho dormito abbastanza bene anche se mi svegliavo per andare in bagno. La mattina seguente però le contrazioni vere erano arrivate. Mio marito accompagnò il piccolo dai nonni e andò al lavoro in attesa che io lo chiamassi per farmi venire a prendere. STAVO SOLA! FINALMENTE SOLA! IO E LA MIA BAMBINA! Per tutta la mattina ho camminato per casa, ho ascoltato della musica, ho fatto lughe doccie calde (fantastiche!!!!!). Mi sono goduta ogni singolo istante, ogni singolo respiro, ogni contrazione e ogni riposo. Ero feliccissima anche se stavo soffrendo perchè stavo da sola, rilassata e avevo tutta la situazione sotto controllo. Alle 14.00 ho sentito che le contrazioni erano sempre più ravvicinate e forti. Ho chiamato allora mio marito e gli ho detto che c’eravamo! Il viaggio in macchina verso l’ospedale è stato il più traumatico perchè ogni buca era come un pugno in pancia. Arrivate al pronto soccorso ostetrico mi fanno entrare e mi visitano: ero già di 7-8 cm!!! “Ma signora, lei non mi sembra una che deve partorire!” mi disse un’ostetrica. Dentro di me sapevo infatti che stavo così serena perchè avevo vissuto bene la prima parte del travaglio! Alle 18.00 fanno entrare mio marito e mi agganciano il monitoraggio. Ci siamo fatti un sacco di chiacchierate e tante risate tra una contrazione e l’altra: è stato un momento bello e intimo. Alle 19.45 mi rompono il sacco per accellerare l’espulsione. Dal quel momento è stato vero dolore. Sentivo delle spinte fortissime come se dovessi andare al bagno. Chiesi all’ostetrica che mi stava seguendo di rimane in piedi e di partorire così. Lei mi fece adottare una posizione altrettanto efficace ma che le permettesse di operare: sul lettino ma in ginocchio con le gambe sollevate. Ho sentito negli ultimi venti minuti un fuoco e un bruciore mai sentiti in tutta la mia vita, tanto da urlare a mio marito a cui stringevo la mano: “Brucia!! Porta l’acqua!!!”. Alle 20.45 finalmente Elisabetta viene al mondo! 3.890 gr di pupa! E senza epidurale!!! Mi sentivo veramente fiera di me! Ero riuscita a partorire naturalmente! Avrei voluto subito farne un altro, per rivivere quello splendido momento in cui vedi per la prima volta tua figlia e capisci che l’amerai per sempre….ma questa è un’altra storia….